Via. Via. Aprite le
finestre e fate entrare lo smog intramuscolare. Staccate la tv,
e magari anche un bel biglietto per l'inferno. E dimenticatevi le
caotiche e perfette leziosità di Von Bondies e Yeah Yeah
Yeahs; accantonate il divismo glamour da passerella di quei bei
faccini Versace sporchi al punto giusto. Altro che Strokes. Altri
Libertini. Quella è gente studiata per i party in piscina
ad Hollywood, tra coca e Martini, giusto per dare un brivido ai
vipssss nell'essere appresso ad una rockstar viziosa. Millantano
cattiverie. Bastardi. E non si tratta di purismo d'accatto, che
noi si discute dell'attitudine e non della mera qualità dei
lavori (peraltro elevata). C'è un brano qui dentro, si chiama
I Hate Models, ed è stato - oltre che secondo singolo di
questa congrega di devastati - manifesto programmatico della banda
di John Linger. Che ha solo 23 (ventitre !) anni, ma vi giuro porterà
questi Neils Children alla sommità delle vostre preferenze
entro il prossimo Capodanno. E' il c(l)inico maledetto pronto a
sputare sangue sull'anima corrotta del rock and roll, il signor
Linger. L'ennesimo bambino di una marmaglia sporca che ogni tanto
ancora figlia, baciato dal sacro fuoco (con un alito pestilenziale)
e pronto a rimetterci emboli, lombi e vene per consacrarsi e immolarsi
nella corruzione rock. Ad ascoltare le tracce di questo velenoso
debutto si ha la netta sensazione spazio-temporale che i nostri
fossero sul palco durante Bingo Master's Breakout o Action Time
Vision, che aleggiassero sulla Helter Skelter di Siouxsie, si infilassero
i Blue Cheer su per le vene o solo giacessero inermi al suolo mentre
qualche gruppo ormai dimenticato accordava gli strumenti, tanto
paiono sinceri seppure adeguatamente derivativi. A far due conti
ci si accorge che manco era nato Linger, durante il punk, e che
probabilmente è stato partorito tra un 'Power Corruption
& Lies' dei New Order e un 'The Lovecats' dei Cure. Altrochè.
L'avrà appreso nell'utero di mamma dacchè 'Change/Return/Success'
è un capolavoro, davvero: sfodera scosse elettriche e lamette
nelle fornaci incandescenti di Come Down o How Does It Feel Now
You're On Your Own? dove i Public Image Limited fuori dalle nebbie
dub si immolano in una gang bang con i Fall e i Led Zeppelin. Grotesque.
E' il 1978 che bussa alla porta e irrompe con il suo carico di colla
(la citata I Hate ModelsTrying To Be Someone Else For Free (in-cre-di-bi-le!);
Mark E. Smith che piscia con disprezzo sui Vines (Getting Evil In
The Playground ), mentre What Will You Say To Me è un infezione
1977 dal labbro sanguinolento passato tra le scudisciate dei Sonic
Youth e così i rintocchi funebri di See Through Me, tra Ramones,
Devo a 2 canali e Brainiac. E porcocazzo! Che hard rock maledetto,
intubato e retroverso è quello di Nwod Emoc? Ti sgretola
persino l'immagine di Linda Blair. Look da mercato delle pulci ornato
da spray situazionisti (sulla scia di Clash e Manic Street Preachers),
testi dal cinismo esasperante. Urla, e non un minuto di pausa. E
poi quelle chitarre! Benedette da un Dio minore e uscite da chissà
quale pozione venefica. Incredibili Neils Children, con l'Inghilterra
in procinto di genuflettersi senza saperlo, non dovrete far altro
che rimanere puri nella vostra corruzione e continuare a leccare
codesti rosari. Guardatevi intorno Voi, a 23 anni i vostri amici
sognano veline e si fiondano all'acquisto del nuovo tipo di cellulare.
Questi scrivono capolavori. Con Campag Velocet disco del 2004, e
chi se ne frega se tra qualche mese non ci saranno più. Questo
è il più eccitante maleficio che Londra abbia avuto
negli ultimi anni; dai tempi di (riempire la casella a piacimento,
please ). Cielo coperto fuori, stanotte. Ma ugualmente 5 stelle
brillano.
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